SAS Avenue (Segretissimo SAS) by Gerard De Villiers

SAS Avenue (Segretissimo SAS) by Gerard De Villiers

autore:Gerard De Villiers [De Villiers, Gerard]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-12-29T12:00:00+00:00


10

L’ascensore era quasi tutto occupato da una grossa araba che indossava un abito di Saint Laurent, aveva delle unghie scarlatte che non finivano mai e due braccia così lunghe che si sarebbe potuta grattare le caviglie senza chinarsi. Scese al sesto piano dopo aver scoccato una languida occhiata a Malko. L’Hershley, il più recente degli alberghi di New York, era il massimo del kitsch e aveva tutto ciò che ci voleva per mandare in visibilio la clientela araba.

Portieri in divisa da cacciatori di belve da operetta, con cappelli di tela adorni di una fascia di leopardo, sorvegliavano il grande ingresso sulla 50a Strada. L’albergo occupava tutto l’isolato su Madison Avenue, fino al 51a Strada. La hall, tutta rivestita in marmo rosa, grande come la cattedrale di Notre-Dame di Parigi, scintillava di lampadari di falso cristallo. Dall’ingresso partiva una gigantesca scala che portava alle rampe del primo piano.

L’ascensore si fermò al trentottesimo piano e Malko si trovò faccia a faccia con un ritratto dello zar Nicola, appeso tra i due ascensori. Nella moquette dorata si affondava fino alle caviglie. Sulla porta dell’appartamento 3807, come su tutte le altre, spiccava una corona d’alloro di legno dorato.

Malko suonò. In portineria si era accertato che il siriano fosse nel suo appartamento.

La porta venne aperta quasi subito.

Da una giovane di colore. Una cameriera, a giudicare dall’abbigliamento. Minigonna che lasciava scoperti tre quarti di coscia, scarpe nere a tacco alto e camicetta bianca. La ragazza teneva il busto molto eretto, e i seni erano così sodi che parevano sostenuti da fili invisibili. L’espressione volutamente provocante e lo sguardo carico di sottintesi non lasciavano dubbi sull’avvenire della ragazza.

— Per favore, c’è il signor Hassad?

— Sono io Hassad — disse una voce d’uomo.

Il siriano si fece avanti, a torso nudo, con un asciugamano annodato intorno ai fianchi. Piccolo e robusto, molto peloso, capelli grigi e ondulati, naso prominente, grandi rughe profonde come cicatrici ai lati della bocca. E due occhi nerissimi che si posarono su Malko. Inquisitori ma non inquieti.

— Chi è lei?

— Lavoro con un’Agenzia federale nella quale lei ha degli amici, e devo chiederle un’informazione — disse Malko.

Il siriano aggrottò le sopracciglia e osservò Malko con maggiore interesse.

— Lei, cosa? — domandò.

Il suo inglese pareva direttamente tradotto dall’arabo.

— Langley — specificò subito Malko, per non perdere tempo in spiegazioni.

Quel linguaggio diretto parve tranquillizzare il siriano. Con una manata sul sedere congedò la nera.

— Okay, Donna, grazie di tutto.

Malko notò tra le dita della ragazza un biglietto da cento dollari. Evidentemente la ragazza non era andata da lui solo per spolverare… Samir Hassad aggiunse: — Non dimenticare, domani. Non perdere il treno.

Appena la ragazza fu uscita, emise un sospiro volutamente rumoroso e strizzò l’occhio.

— Un buon albergo davvero… Carina la piccola, no? Che cosa…

Bussarono e l’arabo andò ad aprire. Una donna bruna, senza dubbio portoricana, entrò nella stanza. Altra creatura di sogno, in un tailleur attillatissimo dal quale spuntavano due gambe stupende. La donna si stringeva al petto una pila di dossier. Samir Hassad glieli tolse dalle mani quasi di forza e la spinse fuori.



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